Vinci lo stress da routine

(immagine da Pinterest)

Quanta routine esiste nelle tue giornate, spesso scadenzate da impegni ripetitivi con orari uguali. Tutti i giorni la stessa strada del lavoro, del ritorno a casa passando per il posto solito della spesa, fermarti a prendere i bambini dalla scuola, a volte accompagnare i suoi amici di classe e poi accompagnarli allo sport e magari passare dai tuoi genitori cui dare un saluto.

Non puoi eliminare le cose da fare, né regolare le tue attività. Forse, addirittura le affronti da solo e, per quanto tu ti impegni a incastrare, a organizzare percorsi studiati a tavolino per non rifare la stessa strada due volte, il tempo non transige e le cose da fare sono quelle.

Proviamo quindi ad approcciare la ricerca del miglioramento senza disturbare il ritmo delle attività ma affrontando le stesse in maniera differente, addirittura aggiungendo qualcosa.

Non dare nulla per scontato, come invece la routine ti abitua a fare. Non tentare di diventare un efficiente robot senza emozioni, spinto solo dagli obiettivi da realizzare a comando. Non isolarti dal contesto, pur rimanendo concentrato sul presente.

Da tempo, nei miei corsi suggerisco di adottare una pratica Zen che avevo incrociato tempo fa nei miei studi; ma, da quando pratico yoga che ha potenziato enormemente la mia consapevolezza, ho imparato ad adattarla più che posso ad ogni situazione della mia giornata, compreso ieri quando mi sono sottoposta ad un intervento dentistico.

Si tratta dell’approccio del principiante.

Consiste nell’affrontare l’ordinario tentando di cogliere in esso lo straordinario.

Niente poteva cambiare la mia realtà ieri sulla sedia del dentista ma, avendo palesato i miei timori in anticipo, mi sono affidata e mi sono lasciata sorprendere dalla sicurezza della mano del chirurgo davvero rassicurante che, mentre mi operava dava lezioni ad altri dentisti presenti all’intervento. Mi sono sentita diva per un pò… Tutti osservavano me e tante volte, la bravura della gestione dell’esperienza, mi ha anche fatto sorridere. Dopo 20 minuti era tutto finito e, alla fine, ero tentata di chiedere di applaudire la mia esibizione. Sono diventata la protagonista di quella mini-serie… Al pomeriggio ho chiamato lo studio per rassicurarli del fatto che stavo benissimo e che non ho dovuto prendere nemmeno un antidolorifico. Questa notte mi sono svegliata addirittura felice per aver concluso questa prima fase con tanto sollievo e un forte incoraggiamento a continuare. Inoltre e non da ultimo, la signora Maria, coordinatrice dello studio, ha una tale capacità di accoglienza che, naturalmente, ti fa sentire parte di una realtà inclusiva. Il che elimina molto il gelo intorno al ruolo di paziente.

Ho affrontato una situazione che prevedevo dolorosa energizzando la mia attenzione su ciò che accadeva intorno a me e non nella mia bocca. E mi sono meravigliata positivamente per ciò che notavo.

La vera scoperta non consiste nel trovare nuovi paesi, ma nell’avere nuovi occhi — Marcel Proust

Quando sei fermo al semaforo, non attendere solamente il verde per continuare, ma guardati intorno. Prendila come pausa e sentiti come chi guarda per la prima volta. Scopri i colori degli alberi con l’alternarsi delle stagioni, guarda la facciata di quel palazzo che affianchi da anni ma che non saresti capace di descrivere per non averle mai destinato uno sguardo curioso.

Quando hai in macchina altre persone, dei bambini, non ridurre a cortese conversazione, distratta e assente ciò di cui parlano, Non sono le chiacchiere con loro che ti distraggono dalla guida. È la tua ansia di correre e di arrivare presto a essere pericolosa. Chiacchiera con loro e divertiti ai loro racconti che a te sembrano scontati ma che non sono sovrapponibili a quelli vissuti da te alla loro età. Lasciati sorprendere e meravigliare dalle loro espressioni, dalle emozioni che aleggiano nell’auto creando circolazione di nuove energie.

E quella strada di periferia che dai per scontata con i colori monotoni, che non ti ha mai attratto e che avresti potuto percorrere ad occhi chiusi, ti ha negato per anni l’approccio del principiante. Sposta la tua attenzione da un lato o dall’altro e scopri quel casolare, immagina la storia che nasconde e accendi la radio anche cantando ad alta voce; oppure, se adori riflettere alla scoperta di quei dettagli, sorridi sentendoti fortunato per poter godere quel silenzio. Se il tempo lo permette, apri il finestrino e respira un’aria che il traffico non ti fa respirare. Senti di attraversarla con l’approccio di chi non conosce e non di chi sa già ciò che c’è.

Rendi straordinario l’ordinario!

Shoshin, mente principiante, rinforza la tua capacità di sorprenderti e di meravigliarti di chi o di cose che ti sono sempre state vicine; sostiene la ricerca del nuovo, semplicemente perché guardato come “non conosciuto”. TI apre al nuovo, ti fa apprezzare ciò che vivi da sempre con le tue sicurezze, non sempre vere e ti fa vivere l’attesa nel futuro non come già conosciuta.

Affrontare da principiante vuol dire guardare in classe quell’alunno come fosse la prima volta, scrutare gli occhi della tua compagna come non l’hai mai fatto, notare quel neo particolare che addirittura ti infastidiva e rivalutarlo come segno riconoscitivo, solo tuo.

Lo sguardo da principiante, proprio perché sa di non sapere ti fa tenere presente ciò che hai conosciuto in precedenza ma non ti fa condizionare o sopraffare dai pregiudizi. Ti fa osare, rischiare con responsabilità, una anche con quel piacere di saperne di più che la tua supponente conoscenza ti impedisce di indagare. E, se non sei sopraffatto dal passato negativo o dal dolore del presente apre il tuo futuro a immagini, speranze che fanno rinascere la voglia di riprenderti, sempre che tu voglia.

La mente da principiante ti aiuta anche nelle relazioni, a qualunque livello e di qualsiasi tipo.

Immagina quante esperienze di coppia sono terribili da affrontare, sembrano insuperabili, coinvolgono tanti in famiglia e fuori. Eppure come ne esce rinforzata la famiglia, quanto amore viene rimesso in circolo dopo essere stato latitante o sopito! E quanto ci si sente più forti insieme e si rianima di speranza il futuro. E quante volte sono i bambini a dare la chiave di volta: “Non vi preoccupate. Ci guarda da una stella!”. Ma perché i bambini? perché attribuiamo alla loro innocente risposta o alle domande così giudiziose la sintesi perfetta di ciò che è accaduto?

Perché il bambino è davvero principiante! E se ne cogli l’approccio e impari ad applicarlo alle tue esperienze, sentirai che in ogni dolore c’è rinascita che modifica ma non blocca il tuo futuro. Alla prima caduta il bimbo si rialza e continua a correre non perché è testa dura ma perché la sua voglia di andare avanti, di cimentarsi è più forte della memoria emotiva che gli ripresenta il ricordo della caduta. Non fermarti a terra. Sorridi appena il dolore te lo consente e scopri chi ti ha aiutato, chi ti ha fornito dell’acqua, chi si è preso cura di te e renditi conto che intorno, fuori e distante dall’esperienza, c’è tutta una varietà di energie che se riesci a cogliere ti toglie di dosso quell’aria di chi già sa come andrà, di chi conosce a priori cosa dire e quale sarà la sua vita tra 10 anni. Come direbbe il monologo finale del film “The big Kahuna” ( che consiglio di leggere) :

Le persone più interessanti che conosco, a 22 anni non sapevano che fare della loro vita. I quarantenni più interessanti che conosco, ancora non lo sanno”.

Assaggia nuove portate e non dire “non lo mangerò mai” e non chiederti cosa lo compone tranne che tu non abbia allergie. Evita di viaggiare in Islanda e chiedere gli spaghetti. Cambia taglio di capelli, segui la tua pelle e usa trucchi leggeri se non lo fai per il gusto ma solo per coprirti. Sei tu, bello o bella come sei e guardati allo specchio come fanno i bambini che si divertono semplicemente a guardare la loro figura riflessa, non per mettersi sotto esame.

 


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