«La differenza tra un matto e un genio è data dal risultato.»
Così ha esordito Matteo Pasini, pilota di MotoGP, ricordando uno dei momenti più difficili della sua vita.
Un incidente in una pista non ufficiale gli aveva provocato un danno permanente al braccio destro.
Pasini ricorda che, subito dopo l’incidente, con uno strappo ai nervi tra la testa e la spalla, chiese al medico di poter tornare in pista per i campionati nazionali.
La risposta fu secca: «La vedo dura che tu possa tornare mai a correre».
Aveva solo tredici anni!
Matteo non si arrese.
Con la stessa ostinazione che lo aveva spinto da bambino a inseguire la velocità, decise di cercare una via diversa, con un corpo che non rispondeva più come prima.
Fu allora che entrò in gioco l’intuizione di un amico speciale, Paolo Simoncelli, padre di Marco – il giovane campione scomparso a soli vent’anni durante una gara – e oggi team manager del SIC58 Squadra Corse nel campionato Moto3.
Paolo gli propose una soluzione tanto semplice quanto rivoluzionaria: spostare il freno della moto da destra a sinistra.
Un’idea che a molti sarebbe potuta sembrare folle. Ma a volte le follie sono solo genialità che non hanno ancora trovato conferma.
L’idea di Paolo Simoncelli di spostare il freno dal lato destro a quello sinistro fu il punto di svolta: un’intuizione che richiedeva non solo tecnica e coraggio, ma anche la fiducia nel possibile.
Da quella “follia” nacque una nuova possibilità.
Pasini imparò a frenare con la mano sinistra, a sentire la moto in modo diverso, a riscrivere da capo la sua sensibilità di pilota.
Non era più come prima — e forse non lo sarebbe stato mai — ma scoprì che “non come prima” può voler dire anche “meglio di prima”.
Da allora ha continuato a correre, a vincere, a stupire.
E oggi, quando racconta la sua storia, non lo fa per parlare di una moto o di un circuito, ma di un altro modo di stare al mondo: la capacità di trasformare un limite in una spinta, un ostacolo in un orizzonte nuovo.
La differenza tra un matto e un genio, forse, non è solo nel risultato.
Sta anche nel coraggio di tentare, nel non accettare che la paura dell’impossibile cancelli la possibilità di un sogno.
