Sbaglia, sbaglia meglio, sbaglia ancora!

““Sii perfetto”, “Arriva per primo”, “Non perdere tempo!”, “Il traguardo è vicino…”“Hai sbagliato questa volta, non puoi permettertelo più!”…

Dobbiamo essere persone di successo, pienamente realizzate, sempre sorridenti!

Ti hanno fatto credere che volere è sempre potere e lo hai eseguito alla lettera! Ti sei impegnato al massimo per ottenere quell’obiettivo per non sentirti perdente, ultimo, fallito (forse nemmeno ci tenevi tanto…)

Il contesto ci osserva e ci misura; tenere alto il senso critico per noi adulti è più possibile ma per i bambini e i ragazzi è tanto complicato. Tra le competenze richieste da una società complessa, basta non essere integrati sia pure in un solo nucleo e finisci per essere considerato “fuori” rischiando di passare da marginale a emarginato.

Una cultura che semina onnipotenza è facile che conduca a minore qualità di vita. Riuscire al primo tentativo, prendere immediatamente voti alti a scuola, avere riconoscimenti ad ogni azione in azienda, ottenere consenso in una relazione sin dal primo incontro… ci fa sentire infallibili, capaci di tutto, competitivi, sempre primi al traguardo o, almeno, illusi di ciò.

Chi cade fa perdere tempo, rallenta il passo degli altri, è debole, non è affidabile, non è grintoso, rasenta la mediocrità,

E questo senso di onnipotenza, di invincibilità spesso lo ritrovo tra i cardini educativi dei genitori nei confronti dei loro bimbi, sin da subito. Spinte continue a prevalere, a sapersi difendere, a guardare sempre chi è avanti, a concentrarsi, a mirare in alto… quasi l’impossibilità di accettare i tentativi perché ciò che conta e riuscire alla grande, subito!

Eppure, è proprio quella caduta, quell’insuccesso iniziale, quel tempo”perso” nel progettare prima di agire, quella riflessione attenta prima di una scelta e, sopratutto, la capacità di vivere la sconfitta come un’occasione per ricominciare, ad essere la base dei successi futuri.

E’ proprio l’accettazione dell’errore in funzione dei tentativi che verranno, ad esprimere stima e fiducia in sé. E’ la tua capacità di limitare l’errore a quel dato, a farmi ritentare con maggiore speranza di riuscire. 

Il pericolo sarebbe se tu estendessi l’errore dal dato a te, prendendo tutto sul personale; se tu invece di riconoscere ”ho sbagliato!”, finissi per ripeterti: ”sono sbagliato!” Se lo avesse pensato Edison ad ogni tentativo di far accendere la lampadina, oggi staremmo ancora con le lampade a petrolio a farci luce. Edison affermava che quella lampadina che alla fine si era accesa era il risultato di tutte quelle lampadine precedenti che non si erano accese.

Hai commesso una leggerezza, hai fatto male i calcoli ma sei capace! Questo va comunicato a noi stessi dopo un errore e ai bimbi di cui siamo responsabili.

Tenta, tenta ancora, modifica qualcosa, leggi bene ciò che è accaduto e non abbandonare mai la consapevolezza di essere capace… 

Ciò che conta è credere in te, non di risolvere immediatamente; l’errore chiama a sviluppi successivi se hai fiducia nelle tue possibilità. Certamente devi tendere all’obiettivo ma, accetta l’errore, non fermarti al primo insuccesso, impegnati una seconda volta e non rinunciare. Sii tenace non tanto nel riuscire quanto nell’impegnarti, nel rischiare, nell’imboccare strade differenti da quelle intraprese, prova una nuova tecnica e inventa strategie diverse.

Questa è la tua vittoria: superare l’errore con fiducia in te e nelle tue possibilità. Altrimenti farai sempre e solo ciò che già realizzato e eviterai tutte le occasioni per sfidare le tue capacità andando oltre!


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