Quando dici “Non sopporto più il mio lavoro!”

Immagino quanto pesi la quotidianità tra tutti gli impegni che hai, a partire dal lavoro. Tante volte sento dire dai miei clienti: “Non ce la faccio più con il mio lavoro…”, “avere a che fare con il capo, il colleghi”…; “tutti i giorni il mio stress cresce e non riesco ad avere un momento per me!”, “questo lavoro mi distrugge”!

Hai proprio ragione! Sei stanca, insoddisfatta, e tu, sarai stressato e deluso… ma proviamo a guardare le cose da un punto di vista meno “apparente” e più profondo.

Forse ti ho sentito altre volte notare quanto i tuoi rapporti con la famiglia del tuo compagno ti rendessero la vita impossibile o tu, Andrea, come non tolleravi più gli aggiusti da realizzare in casa; altre volte hai pensato che forse la famiglia non era proprio la tua dimensione ideale…

Insomma periodo storico per periodo storico, la tua insoddisfazione trova degli ambiti su cui concentrare il negativo che è in te.

Credimi, tante volte il lavoro aggiunge fatica e stress ma non dipende solo dal lavoro.

La stanchezza che senti, tante volte può dipendere da altre situazioni più serie del lavoro che, in quanto impegnative, tenti di rimuovere spostando la tua attenzione su ciò che è più evidente e con cui possiamo prendercela senza cambiare nulla.

Le relazioni sentimentali, la tua insicurezza nella gestione dei tanti ruoli che ricopri, la “perfezione” che ti sforzi di ottenere in ogni cosa che fai, la sfiducia nel ritenere che il tuo futuro possa migliorare, la scarsa capacità di accettare i limiti di che ti sta accanto, l’attitudine a guardare i tuoi figli come tua continuità e pretendere che rappresentino il meglio di te in ogni situazione e, poi, inseguire l’approvazione o mirare a tenere tutto sotto controllo o quando ti pesa non essere sempre il primo…

E questo solo per riportarti ciò che più spesso mi arriva da chi aiuto a vivere meglio. Ogni tempo ha il tuo nemico oggettivo e ne cerchi sempre uno nuovo. Guarda in te, chiedimi aiuto per iniziare a orientare le tue risorse ed energie, per allenarti a un cambiamento che punta su ciò che hai e non su ciò che ti manca.

Credimi, non è il lavoro a rovinarti la vita.

Impara a rispettare tutto ciò che fai perché è espressione di te e non degli altri. Non attribuire le responsabilità del tuo scontento agli altri o ad altro fuori da te. Non è una brutta giornata se piove: la pioggia è indispensabile per pulire l’aria e dare umidità al terreno e, fino a che non fa danni, non è una tragedia; vuol dire che oggi, a te, servirà solo un ombrello ed un paio di scarpe un pò più chiuse.

Impara, Sara a considerare che sei preziosa, e tu Giovanni che sei unico, che le tue potenzialità sono tutte dentro di te e aspettano di essere impiegate per darti la felicità. Non sprecarle per giustificarti o per piangerti addosso. Sei forte, chiunque tu sia. Non prendertela con il lavoro e aggiusta le tue cose profonde, rivedi le tue priorità e non accontentarti della mediocrità. Tutto di te è espressione di te. Se lavare i piatti ti disturba, pensa che li stai lavando per una persona cara e non che stanno abusando di te: vedrai che inizieranno a collaborare se vivi bene la tua disponibilità!

Ogni tua azione è il frutto di ciò che sei e di quanto vali. Non permettere a nessuno di fiaccarti, né pensare che una piccola dimensione della tua vita possa rovinare i tuoi progetti. Il lavoro dipende da come imparerai a viverlo. I colleghi, il capo ti tratteranno così come tu ti poni, con la tua assertività, il rispetto verso te stesso, la fiducia nelle tue possibilità. Non è il lavoro di un altro: è il tuo e, se anche lo eserciti solo perché ti è capitato o ti serve per rispondere ai tuoi bisogni, è svolto da te e tu lo rendi unico e importante, qualunque esso sia. Abbi cura di te e costruisci intorno a te ciò che ti rappresenti alla grande, dalle relazione personali a quelle lavorative. Qualunque cosa deve parlare di te e di quanto vale e, di conseguenza, non può esserci nulla di brutto in ciò che vivi.


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