A volte la presenza si fa concreta con un gesto semplice, tante altre volte richiede impegno e rinuncia, spesso ha la voce del silenzio. Stare li, anche a distanza, dividere i pensieri, i timori, le gioie o le incertezze di qualcun altro che ci sta a cuore. È un esserci interi, con la mente che non scappa, il cuore che non si distrae, il corpo che non finge, oltre ogni senso del dovere. Tutto diventa uno con l’altro: la complessità, le differenze, le sensazioni, il tempo… e tutto ritorna magicamente a sé ricongiungendosi alla storia di ciascuno.
C’è una fatica gentile nel rimanere, senza strappi né sovrapposizioni, né invadenza… vorresti dire e fare di più ma non puoi, rimani lì, come una tazza lasciata sul tavolo, da sorseggiare nel tempo in cui l’altro vorrà nutrirsene. La presenza abbatte l’automatismo perché è autentica, non ha forzature perché è sincera… sa ascoltare senza giudizio, non ha voce da offrire che non abbia senso. Implica una scelta: l’altro che, anche solo per pochi minuti, diventa unico punto del nostro orizzonte aprendo uno spazio di qualità per nuovi significati.
La presenza genera un’aria più respirabile, senza difese e senza prove da dare; anzi, a volte, le è impedito di dare e di avvicinarsi.
Non chiede eroismi: digitare un numero, rivolgere un augurio, orientare energie positive o semplicemente immaginare cosa può avvertire l’altro in quel momento, anche da lontano. La vera presenza non rinvia: è qui ed ora! Non consuma, affina e rende più umani.
