Il dubbio accorcia le distanze

Siamo davvero convinti che la sicurezza, la fermezza delle nostre idee ci rendano più sicuri e capaci di vivere bene? Oppure la convinzione di possedere certezze inequivocabili e idee ferme esprime la misura della nostra insicurezza? “Non ho mai cambiato idea!” Ti ricordi cosa ti dicevo allora? Beh, ne sono ancora fermamente convinta!” Affermazioni dettate dal bisogno di essere considerati tutti di un pezzo senza alcun rischio di essere scalfiti da una sbavatura o mal riuscito tentativo di camuffare le proprie debolezze? Il limite è sottile ed è certamente influenzato dalla forza della propria consapevolezza; ed è proprio quest’ultima ad aver bisogno del dubbio, della riprova, dei cambiamenti, della verifica. Non si può essere consapevoli senza essere predisposti a rinnovare le proprie certezze.

Bruce Lee, con la sua celebre metafora, ci ricorda che l’acqua scorre sempre verso valle, ma non lo fa mai nello stesso modo: si adatta al terreno, aggira gli ostacoli, cambia direzione e proprio per questo riesce ad arrivare in fondo. Mohammed Ali, ad un giornalista che gi riportava che il suo contendente al mondiale avrebbe messo in campo una strategia vincente : “La strategia funziona fino a quando non ti arriva un pugno sui denti!”, rispose il campione del mondo… L’arte della improvvisazione, la capacità di vincere mostrandoci pronti al cambimento degli eventi, abili di affrontare l’imprevisto. Il titolo di primo al mondo detenuto da Jannik Sinner, è andato perso ed egli stesso ha dichiarato: “Sono stato troppo prevedibile!”. Finanche uno come lui, grande tattico, ha attribuito alla rigidità del suo schema di gioco, verificato come vincente negli altri suoi incontri, la causa della sua sconfitta contro Alcaraz che invece ha messo in campo schemi differenti rispetto a quelli precedenti

Le certezze dovrebbero rappresentare il nostro punto di partenza dal quale procedere passo dopo passo verso novità calzanti ad una realtà di per sé variabile. La sicurezza non può derivare dall’intraprendere sempre la stessa strada ma dal sentirsi pronti a orientarsi in percorsi sconosciuti che, prima o poi, si presenteranno.

Le convinzioni granitiche mantengono le distanze e le sottolineano: io da una parte, tu dall’altra. Il dubbio, invece, con la sua leggerezza cordiale, ci rende permeabili, possibilisti; elimina le barriere insormontabili, collega le differenti personalità. Il dubbio ci rende curiosi all’avvicinamento, alla prossimità con chi non conosciamo e sostiene un passo tranquillo, meno in allarme per aiutarci a procedere senza dissolverci, senza perdere noi stessi.

Essere come l’acqua vuol dire riconoscere i nostri limiti e trasformarli in risorse: la flessibilità, la capacità di ascolto, l’umiltà di imparare sempre. E in questo scorrere modificandosi nell’ascolto che si adatta e si potenzia la vera vicinanza.


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