I buoni propositi

Foto: National Geographic

All’inizio di un nuovo anno, è buona abitudine fare promesse a se stessi per migliorare situazioni non soddisfacenti trascinate da tempo, avviare cambiamenti, introdurre novità, adottare pratiche salutari…

In realtà, cosa sia cambiato da un giorno all’altro non è dato saperlo; ma è così. L’inizio del nuovo anno, anche se separato da una mezzanotte da quello precedente, risulta dare l’avvio a decisioni e propositi che aspettavano solo l’occasione per potersi verificare.

-” Da quest’anno farò, dirò, eviterò di…”- e lì a promettere a se stessi e agli altri impegni rinviati, appuntamenti saltati, attività snobbate, persone dimenticate da ricontattare.

Come potrebbe un coach non esserne felice? Siamo nel mio mondo e nulla può attirare maggiormente la mia attenzione professionale quanto il vostro desiderio di cambiare in meglio la vita.

La mia esperienza, però, mi ha insegnato che a fine gennaio – metà febbraio, i miei appuntamenti aumentano di numero. Nessuna alchimia, se non la delusione che tanti provano per essere riusciti a mantenere i nuovi propositi per un mese e poi, presi dal tran tran, addio alle belle intenzioni.

In altri casi, capita che l’inizio del nuovo anno stimoli in voi il desiderio di cambiare ma non sapete da dove iniziare e fate fatica a individuare cosa realmente causi tanta insoddisfazione.

Nessun problema! Siete ancora in tempo per attribuire all’inizio dell’anno questo ruolo di partenza e cerchiamo insieme di non sprecare la buona volontà che anima i vostri propositi.

Il primo suggerimento per riuscire a dare efficacia alle buone intenzioni è di evitare, quando possibile, cambiamenti che richiedano una rivoluzione e di orientarsi invece verso un approccio che procuri modifiche graduali.

Le rotture, i cambi bruschi di direzione, le sostituzioni radicali andrebbero realizzate quando la vostra convinzione sul da farsi è stata abbondantemente valutata nei suoi pro e contro e siete giunti alla conclusione che il cambiamento radicale è l’unica possibilità. La rivoluzione, entro certi versi, specie se adottata quando il vaso trabocca e non reggete più nel persistere di una condizione, è più semplice da mettere in campo. Essa, partendo dai fatti, molto spesso esclude un’attenta raccolta dati, una riflessione ponderata su vantaggi e svantaggi e difficilmente tiene conto della posizione degli altri in gioco, così come dei danni collaterali.

L’approccio di rivoluzione inoltre, può creare aspettative su cambiamenti veloci poiché si è portati a immaginare la situazione attuale completamente trasformata sin da subito. E questo è un bene; anche perché se non immaginate la situazione ideale, sarà difficile che iniziate a modificare qualcosa.

Sarà comunque utile tenere in considerazione che, partire da zero e stravolgere il presente, a volte ribaltandolo, richiede un impegno sostanzioso e sostanziale nella fase della ricostruzione, alla ricerca di nuovi equilibri in una realtà completamente differente. L’approccio rivoluzionario può causare delusioni proprio perché si immagina il futuro sottovalutando tutto il percorso di riadattamento.

Coloro i quali chiedono il mio supporto si rendono conto che l’elemento utile al cambiamento non è tanto la decisione presa ma individuare i propri punti di forza su cui far leva per riuscire a dare continuità alle proprie azioni finalizzate all’obiettivo voluto. Vincere la pigrizia, superare l’inerzia, convincervi che la vostra qualità di vita non vi rappresenta, non richiede solamente la volontà di riuscirci che è sicuramente l’elemento di partenza; ma richiede tante altre potenzialità che vanno espresse per orientarvi alla concretezza e all’efficacia.

Quante volte mi si riferisce: “Finalmente sono riuscita a dirglielo!” e pare sia questo l’obiettivo che, invece è quello di realizzare le conseguenze di quella dichiarazione. Vi basta averlo comunicato o cercate di cambiare la realtà? Accontentarvi di aver preso l’iniziativa senza portare a termine il risultato è sintomatico di non voler veramente modificare la situazione. Tante volte questo approccio connota comportamenti di continuo disagio, accompagnato da tristezza e lamentele senza avanzare di un passo verso la soluzione migliorativa.

Vi invito a considerare che lo stare meglio, fino a quando rimane nella vostra immaginazione, vi garantisce certamente tempi di sospensione e rinvio, pause di formale soddisfazione, picchi di fiducia in voi stessi di breve durata; ma, dopo poco vi ripresentano una insoddisfazione ancora più deprimente perché risultato di una illusione. In genere, è solo questione di tempo.

Bisogna quindi passare al fare per cambiare, ricordando che la felicità nasce da cose concrete, sensazioni autentiche, emozioni sincere. Altrimenti viviamo nelle illusioni.

Le soluzioni cercate in maniera radicale, tante volte indispensabili, rappresentano comunque un’incognita che, una volta realizzatasi, potrebbe anche non piacervi. Quindi, mettete in conto una soluzione di riserva…

Quando possibile, un approccio graduale, una piccola modifica, ogni sperimentazione, ogni sottolineatura leggera vi dà la misura di quanto la strada che avete intrapreso sia quella giusta per il miglioramento. La gradualità vi pone nella posizione privilegiata di fermarvi, tornare indietro solo di un passo se non vi convince o di procedere con più sicurezza se vi sentite bene in quella nuova posizione; vi dà la percezione di graduale benessere che incoraggia a proseguire o, al contrario, a scegliere altre direzioni.

Nel coaching, in questi casi, valutiamo la possibilità di procedere attraverso il modello del doppio binario: da un lato il mantenimento della situazione ordinaria, dall’altro la sperimentazione costante dell’alternativa. Immaginate, ad esempio, nei casi di insoddisfazione per il proprio lavoro. L’approccio di rivoluzione, richiederebbe la chiusura del vecchio rapporto e la successiva ricerca di nuove possibilità. Invece, nel modello del doppio binario, permanete nella situazione lavorativa attuale mentre vi guardate intorno alla ricerca di una alternativa da ponderare bene che vi soddisfi maggiormente; una volta trovata decidete il da farsi.

Una modalità di cambiamento graduale può concretizzarsi anche nell’attuare un adattamento attivo che consiste nel permanere nella stessa situazione ma modificando dall’interno le condizioni; in tal caso, attuando piccoli cambiamenti quotidiani potrete riuscire a rendere ciò che non vi soddisfa (il contesto, la relazione, il lavoro) più vicino alle vostre aspettative con risultati più equilibrati e effetti positivi anche nella lunga durata.

La negatività da cui dovreste tenervi alla larga, può essere rappresentata dal permanere in uno stato di adattamento passivo che implica una accettazione di una realtà che non vi soddisfa affatto, che vi procura negatività, vi toglie energie e che tenta di far scivolare nel fondo non solo voi ma anche gli altri intorno a voi. Da questo adattamento cercate di liberarvi e migliorate la vostra vita che, anche nelle situazioni più infelici, contiene in sé tanta forza per essere vissuta alla grande! Cercate un futuro che vi rappresenti, nel quale riuscite a riconoscervi e individuate la strada della felicità.


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