Il tempo ‘perso’ che nutre l’anima

Viviamo in un mondo che ci insegna a correre, a essere sempre produttivi, a dimostrare valore attraverso ciò che realizziamo. I bambini devono avere impegni pomeridiani, altrimenti si annoiano; noi adulti dobbiamo essere iperattivi per rimanere “giovani dentro”; gli anziani devono darsi da fare per restare in allenamento, la domenica dobbiamo uscire necessariamente per concretizzare l’idea del giorno di festa…

Quando abbiamo portato a termine ciò che ci siamo prefissi per quell’ora e ci rimane qualche minuto libero oppure abbiamo un appuntamento e arriviamo in anticipo, che rammarico! Iniziamo a guardare freneticamente l’orologio pensando a cosa avremmo potuto fare di più se avessimo calcolato i tempi a perfezione o a rimuginare su quello che si presenta come tempo perso, sentendoci addirittura in colpa per sciupare attimi di inattività!… Il tempo deve rendere, deve servire, deve necessariamente portare a qualcosa. Ma cosa succede quando il tempo… non serve a nulla?

Accade qualcosa di straordinario: si apre lo spazio per nutrire tutto ciò che il fare trascura.

È il tempo che non è fatto di risultati né di traguardi. È il tempo in cui ci concediamo di non fare nulla di utile, almeno secondo i criteri dell’efficienza. È il tempo in cui ci perdiamo a osservare le nuvole, a disegnare senza uno scopo, a parlare con una persona cara senza guardare l’orologio. È il tempo dell’ozio creativo, della contemplazione, del “non fare” che restituisce a noi stessi il senso di una giornata. È il tempo che, in attesa dell’ora giusta dell’appuntamento, giriamo intorno al palazzo a guardare negozi o semplicemente a fare quattro passi…

In questi momenti inutili, apparentemente sprecati perché riempiti di nulla, sospesi in attesa di agire per obiettivi, accade qualcosa di prezioso: si riattiva il sorriso, l’intuizione, si ricarica il piacere di rimanere da soli con noi, di riattivare la nostra energia e si fa spazio una nuova intimità fatta di silenzio. È come se, lasciando andare il controllo, qualcosa dentro di noi trovasse finalmente il suo posto, la sua ragion d’essere.

Non è tempo perso. È tempo pieno.

Pieno di possibilità, di visioni, di presenza. È quello che rende sensato il tempo del fare, che motiva scelte consapevoli, che attribuisce il peso giusto a ciò che conta, che è capace di ridare la giusta posizione alle priorità.

Imparare a vivere anche questo tempo, senza sensi di colpa, è un atto di amore verso di sé. È un modo per tornare a casa. Dentro.



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